Per due o tre incontri i futuri associati, si erano chiesti quale dovesse essere il nome da dare alla cooperativa che stava nascendo.
Si susseguivano i più svariati nomi, ma nessuno era convincente.
All’improvviso, come un lampo, nato dall’energia collettiva, fu pronunciato il nome “La terra e il cielo”, da una giovane del gruppo, la più sensitiva.
Ci fu un attimo di silenzio, di stupore, di meraviglia, di felicità, di gratitudine: i soci sapevano già di aver trovato il nome giusto per trasmettere quello che dovesse essere il cuore del progetto.
“La terra” rappresenta il lavoro agricolo ecologico, il rapporto di rispetto e di amore con la natura, la produzione del buon cibo che da essa proviene.
“Il cielo” rappresenta i valori che si volevano trasmettere, che erano scritti nel primo statuto: l’attenzione alle relazioni con gli altri, la pari dignità fra i lavoratori, la collaborazione, la democrazia diretta totale nella gestione, l’equità nei prezzi, l’attenzione all’arte, alla cultura, alla ricerca sul senso profondo della vita.
Nell’agricoltura biodinamica la pianta, simbolo dell’attività agricola, viene vista come un essere che si sviluppa e vive grazie alle forze congiunte della terra, in cui immerge le sue radici, e quelle del cielo, che la fanno crescere verso l’alto, fiorire e fruttificare nella luce.
Il nome quadra bene anche con questo aspetto.